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Gran gala al Museo del Duomo
Franco Isman


Venerdì e sabato 26 e 27 settembre grande week-end al Museo del Duomo in occasione delle Giornate europee del patrimonio.

Teodolinda 
Teodolinda - © Museo e Tesoro del Duomo di Monza
foto Piero Pozzi   clic...  per ingrandire
Autari
Autari - © Museo e Tesoro del Duomo di Monza
foto Piero Pozzi   clic...  per ingrandire

Innanzi tutto la presentazione nella splendida sala del Rosone, alla stampa e ad un pubblico selezionato, di due frammenti di affresco incorniciati, due volti che, con ogni probabilità, rappresentano la regina Teodolinda ed il marito Autari, ma qualcuno ipotizza che si tratti di Agilulfo.
Quasi romanzesca la storia dei due frammenti, staccati dagli affreschi degli Zavattari nella cappella di Teodolinda quando nel 1770 il vecchio altare ligneo addossato alla parete di fondo venne sostituito con un pesante altare marmoreo ancorato alla parete affrescata con sei tiranti in ferro. Il parroco recuperò le due testine che erano ai lati dell'altare che gli furono reiteratamente richieste da Carlo Trivulzio, grande collezionista d'arte e suo amico, cui una decina di anni dopo si decise a cederle. Tutto regolare quindi.

L'altare marmoreo nel 1885 fu sostituito da quello attuale, in centro alla cappella, progettato da Luca Beltrami, che custodisce la Corona Ferrea e, per la cronaca, quello precedente venne ceduto alla chiesa di Chiari dove tuttora fa bella mostra di sé.
Le due testine, incorniciate e con imposta una corona , rimasero in casa Trivulzio, dove, come racconta Stefano Jacini, bisnipote di Luigi Alberico Trivulzio (quello della biblioteca Trivulziana), era sempre stato abituato a vederle fin da bambino.
Ma come nella malasorte spesso purtroppo un male tira l'altro, ciò è avvenuto questa volta in senso propositivo: prima lo splendido Museo del Duomo donato dai coniugi Gaiani alla parrocchia di San Giovanni Battista, quella del Duomo, ma di fatto a tutta la Città, poi la costituzione della Fondazione per la gestione del Museo, ma non solo di questo, il progetto di restauro dell'eccezionale ciclo di affreschi degli Zavattari nella cappella di Teodolinda, custode della Corona Ferrea, il finanziamento concesso in tempi record dal World Monuments Fund Europe, affascinato dalla realizzazione del Museo, da Cariplo e dalla Regione ed ora, come ha spiegato Stefano Jacini, i due affreschi fremevano per tornare “a casa”, e Stefano Jacini quindi decise di donarli al Duomo e da sabato sono esposti nel museo.
Non è ancora deciso se nel restauro degli affreschi i due frammenti verranno reintegrati al loro posto oppure se rimarranno separati a testimonianza della loro particolare storia. In ogni caso saranno preziosi anche perché non avendo subito i diversi e talvolta pesanti restauri dell'Ottocento e del Novecento consentiranno di meglio conoscere le condizioni originarie degli affreschi e quindi le più opportune modalità di intervento.

Sabato poi l'accesso guidato, in gruppi di dieci persone, alla torre longobarda, unica testimonianza architettonica rimasta della prima basilica, fondata dalla regina Teodolinda nel 595. Alta attualmente 18 metri, faceva forse parte del palazzo di Teodolinda e venne poi inglobata nella basilica gotica e praticamente dimezzata, come si vede dalla chiave di volta, per far posto alla fine del XIV secolo proprio alla cappella di Teodolinda, di cui si vede in adiacenza il lucernario.

lucernario 1  lucernario 2
il lucernario della cappella - foto Franco Isman

Divertente una piccola feritoia immediatamente a fianco della cappella, subito sopra al capitello della lesena che la delimita, praticamente invisibile dal Duomo, da cui si può sbirciare cosa vi accade: una triste cerimonia nel caso specifico.

feritoia 1  feritoia 2
la feritoia nascosta - foto Franco Isman

La torre fu identificata e praticamente “scoperta” da Augusto Merati il poliedrico studioso monzese scomparso nel 2002.
Scriveva Merati:
“Quando nel corso delle mie ricerche sul duomo mi resi conto che la parte più antica poteva risalire al massimo alla metà circa del XIII secolo, il mio sentimento di ricercatore restò piuttosto deluso. Non c'era dunque più nulla in materia d'opere murarie dell'epoca teodelindea? Allora rivolsi l'attenzione ai ruderi del «vecchio » campanile, ancora esistente immediatamente ad est della sagrestia vecchia il quale funzionò almeno fino al 1606, epoca in cui venne sostituito dall 'odierna altissima mole attribuita al Pellegrini. [In realtà la costruzione del campanile si deve a Ercole Turati, realizzato dal 1592 al 1606 (Nota dei curatori)]. Mi pareva legittimo supporre che il vecchio campanile dovesse esser anteriore al XIII secolo e pensavo che con grande probabilità dovesse trattarsi d'uno dei primi campanili della Cristianità.
Dopo un'accurata osservazione mi resi conto che l'assenza di qualsiasi paramento murario, le notevoli dimensioni dei mattoni stranamente sottili, il forte spessore dei giunti di malta, l'assestamento talora poco ordinato dei laterizi, il profilo tardo antico delle finestre, ch'eran rimaste intatte o murate, erano elementi che parlavano in favore d'un'antichità assai più remota del IX secolo, epoca in cui, pare, compaiono i primi campanili. Poi l'ubicazione e taluni altri indizi che provenivano dalla conoscenza dei documenti medioevali relativi al duomo mi proponevano ipotesi suggestive connesse con l'epoca della regina Teodelinda.”

torre-disegno  torre-fotografia                                           
la torre longobarda
schizzo di Augusto Merati - foto Piero Pozzi

(Testo e schizzo dal libro “La Monza di Augusto Merati” edito da Novaluna e riportato sul suo sito)
Dopo il restauro effettuato negli anni Novanta è nuovamente oggetto di studi, che riguardano fra l'altro alcuni strani affreschi medioevali ancora in discrete condizioni.

Franco Isman


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  30 settembre 2008